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Ove son or le meraviglie tue
O regno di Sicilia? Ove son quelle
Chiare memorie, onde potevi altrui
Mostrar per segni le grandezze antiche?

(Dal Fazello - Storia di Sicilia,
deca I,lib. VI,cap.I)



Chiesa e convento della Croce

Chiesa e convento della Croce




Sullo strapiombo della cava di San Bartolomeo, sopra la collina omonima, si sviluppa il complesso della Croce che comprende una chiesa, un oratorio e un monastero, considerato uno dei più antichi edifici della città, quasi certamente il più antico del periodo medievale-moderno e uno dei luoghi più suggestivi del territorio.
Fu fondato intorno alla prima metà del 500' dai Frati minori osservanti gli insegnamenti di S.Francesco, grazie al contributo dell'Università di Scicli e dei Conti di Modica, Anna Cabrera e Federico Enriquez.
Il complesso è stato espropriato dalla Regione Siciliana alla fine degli anni '90: dopo l'unità d'Italia e la soppressione delle corporazioni religiose era stato venduto all'asta e divenuto proprietà privata.
Con due successivi lotti di lavoro di circa tre milioni di euro il complesso è stato restaurato.
Risparmiato dal terremoto avvenuto nel 1693, il monastero è frutto di trasformazioni avvenute nei secoli e si sviluppa su due cortili di forma trapezoidale, collocati a ridosso dello strapiombo della cava di San Bartolomeo, di cui restano solamente alcuni ruderi. L'annessa chiesa venne ultimata nel 1528, come si legge dalla data incisa nel cartiglio a losanga sul lato sinistro del prospetto e si compone di un'ampia sala rettangolare, conclusa da un'abside semicircolare e coperta da volta a botte.
La facciata, sobria ed elegante, è impreziosita da un portale con archivolto gotico-catalano, da tre stemmi (quello dell'Universtà di Scicli , quello degli Enriquez e quello dei Cabrera) e da una porzione di cornice che apparteneva al rosone.
Si articola fra modanature tardo-gotiche, ed è conclusa da un tetto a doppia falda. Sul portale d'ingresso si apre l' arco a tutto sesto e un arco a sesto acuto; tra i due è collocato lo stemma quadrato appartenente ai Conti di Modica.
Un altorilievo che raffigura un roditore nell'atto di mordere grappoli d'uva e un Agnello pasquale acefalo decorano parte dell'arco a tutto sesto.
Il sistema degli archi termina in una cornice lineare delimitata ai lati da due colonnine tortili; sotto la colonna destra un leone accovacciato viene morso da un ramarro. Sopra la cornice lineare si trova una finestrella quadrata, ai lati della quale si collocano due stemmi romboidali.
La chiesa si sviluppa seguendo una pianta rettangolare, conclusa da un'abside semicircolare e coperta da una volta a botte. All'interno, sulla parete di fondo, nella quale si trova un altare decorato da stucchi settecenteschi, si trova una nicchia che originariamente doveva contenere la statua della Madonna di Sion "composta nel suo materiale del mescolamento de' Luoghi Santi di Gerusalemme e del Monte Sinai, quandochè il convento di Santa Maria la Croce dissesi tempo prima di Monte Sion" secondo quanto scrive l'arciprete Antonino Carioti intorno alla metà del Settecento. Contiguo alla chiesa nella parte retrostante sorge un piccolo oratorio preesistente costituito da un piccolo vano rettangolare di 30mq circa. Dedicato alla Madonna di Sion, risale probabilmente alla seconda metà del quattrocento. Si presenta con un prospetto molto semplice scandito da un portale in stile gotico, racchiuso da due semicolonne concluse da un arco trilobato su cui è scolpita una croce in altorilievo. Al suo interno erano conservati degli "affreschi" collocabili tra la fine del '400 e gli inizi del '500; essi risultano interessanti sia dal punto di vista stilistico sia per l'uso del dialetto, nel contesto religioso, al posto del latino. Gli affreschi sono stati staccati e sottoposti a restauro negli anni '90; sono esposti al pubblico nella chiesa di S. Teresa a Scicli in attesa di essere ricollocati nel complesso della Croce.



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